La scorsa settimana ho visto il film “The
Brussels Business” … e incontrato il regista Matthieu
Lietaert, presente alla proiezioni romana presso la Libreria Rinascita …
ECCO ALCUNE NOTE PRESE IN DIRETTA …
Il film tratta dei poteri
che reggono le redini delle Istituzioni Comunitarie Europee …
Le lobby di cui parla sono
anche utili alla democrazia ma bisogna creare delle regole chiare … la
definizione di regole, la loro chiarezza e il loro rispetto sono aspetti
fondamentali …
LE REGOLE sono alla base del
nostro vivere civile …
L’influenza delle lobby,
come ogni attività, ha i suoi aspetti positivi e negativi …
Un aspetto negativo è la
politica svuotata a favore di elitè economiche (che proteggono se stesse) …
LE PRECISAZIONI DEL REGISTA:
Il film è sulle lobby NON
contro le lobby …
Il valore del
film/documentario è che GENERA domande … NON da risposte o soluzioni …
UN PERICOLO: anche le ONG
(Organizzazioni Non Governative) che indagano sui comportamenti delle lobby
sono finanziate dalla Comunità Europea … QUINDI diminuisce il loro senso
critico perché il 60-80% del loro budget proviene da questi finanziamenti …
Sul Mercato Comune Europeo:
all’inizio era un vento favorevole allo sviluppo … ORA, in tempo di crisi, la
gente vuole sapere QUALI INTERESSI va a favorire …
ANCHE IO lavoro in un’azienda
… nel settore AEROSPAZIO … che può essere considerata parte delle lobby di cui
parla il film …
ANCHE IO ho partecipato,
negli anni passati, a incontri e riunioni a Brussels con le varie Commissioni Europee
che devono gestire e indirizzare i fondi europei …
PARLO DELLA PARTE PULITA (perché
è l’unica che conosco): è naturale è fondamentale un legame tra la politica e
le industrie. Le Commissioni Europee emettono periodicamente delle “CALL FOR
IDEAS” per stimolare suggerimenti dalle aziende … poi su questi suggerimenti
lavorano per emettere le “CALL FOR PROPOSALS” con cui si va nel dettaglio dei
progetti da finanziare … TUTTE LE MEDAGLIE hanno un loro rovescio se si va nel
campo della CORRUZIONE … e su questo vanno attivati tutti i meccanismi di
controllo del caso …
UN’INTERVISTA A Matthieu
Lietaert:
Oltremedia ha
intervistato il regista del film Matthieu Lietaert.
Lei faceva il lobbista,
cosa l’ha portata a denunciare il lavoro delle lobbies di Brussels i giochi di
potere che sottostanno al funzionamento dell’Unione Europea?
“Il primo punto
importante è che io non sono contro le lobbies per la ragione seguente: le
lobbies sono sempre esistite. Anche tornando indietro di 2000 anni, quando
c’era Giulio Cesare, esistevano le lobbies, perché dove c’è potere politico
l’essere umano crea gruppi che cercano di influenzare tale potere. Il problema
è che oggi a Brussels, 30 dopo quella che chiamiamo la globalizzazione, il
potere economico di certi attori è diventato globale, mentre le democrazie sono
ancora nazionali. Quindi costoro hanno trasformato il potere economico in
potere politico. Oggi se uno va a Brussels, dove c’è molto potere politico, non
ci sono regole: noi vogliamo sapere chi sono le lobbies, per chi lavorano e con
quanti soldi. Il primo passo è la trasparenza”.
Quale potrebbe essere un modo per regolamentare il
ruolo delle lobbies? Ad esempio in America, dopo il crack finanziario del 2007,
sono state formulate delle leggi che disciplinano in maniera un po’ più
stringente il lavoro di questi gruppi di potere. Cosa si può fare in Europa
secondo lei?
“Negli Stati Uniti le
regole sono arrivate nel 2007, in concomitanza con la crisi economica, dopo un
enorme caso di corruzione raccontato anche nel film, a seguito del quale
Repubblicani e Democratici hanno deciso di legiferare sulla materia. A Brussels
abbiamo regole che sono solo su base volontaria e questo è solo un inizio. Oggi
esiste un registro unico in vigore da due anni che è lo stesso per Parlamento e
Commissione, ma se viene Apple, Monsanto e Goldman Sachs non devono dire quanti
soldi mettono sul tavolo. Noi vogliamo che si faccia qualcosa per migliorare
questo registro, però il Parlamento lo sta facendo in un modo poco adatto alle
esigenze dei cittadini”.
Che spazio abbiamo per la democrazia e per i suoi
istituti illuministici in un periodo storico in cui il potere è de facto
detenuto non più dai cittadini attraverso i loro rappresentati, ma dalle élites
finanziarie che non sono state votate da nessuno?
“Credo di spazio per la
democrazia ce ne sia davvero poco. Tuttavia la democrazia e la storia in
generale sono dei processi: non va sempre così (n.d.r. indica in alto con la
mano) o così (n.d.r. indica in basso). Nel corso della storia ci sono continui
cambiamenti; forse noi con la democrazia legata alla televisione abbiamo
trascurato troppo ciò che facevano gli altri e dunque non abbiamo visto subito
il potere che la globalizzazione ha conferito ad alcuni attori, che ogni giorno
investono milioni per assicurarsi che vengano prese decisioni nel senso che
vogliono loro, mentre noi siamo chiamati ogni due o quattro anni a votare. Ma è
solo colpa loro o anche nostra che non abbiamo tenuto gli occhi aperti? Il film
vuole sottolineare proprio questo. I cittadini devono chiedersi questo, cioè
cosa ne sarà del loro domani”.
Lei parla della necessità di consapevolezza da
parte dei cittadini di quei meccanismi che di fatto animano il potere, tuttavia
come crede di dare autorevolezza ad un modo di vedere le cose che opera al di
sotto della superficie rappresentata da quel che raccontano i media
tradizionali?
“Intanto io direi di
non guardare i media tradizionali in quanto spesso non sono fonte di
informazione. Io ho smesso di guardare la tv 15 anni fa. Tuttavia ci sono media
più piccoli e interessanti che fanno una parte del lavoro, ma spesso non hanno
le risorse per indagare sotto la superficie. Dunque si fanno finanziare dai
cittadini oppure operano sottoforma di Ong facendo ricerca nelle università, e
proprio questi gruppi possono estrarre informazioni utili per la gente.
Tuttavia si tratta di un processo difficile e lungo, questo è indubbio”.
Come già detto lei faceva il lobbista. Il mondo
delle lobbies è davvero così sconvolgente che può portare una persona
addirittura a finire dalla parte opposta? Come mai questa necessità di
raccontare?
“Pensiamo al piccolo
mondo di Brusseles, che consta di circa 50.000 persone di cui 15.000 lobbisti
privati. Ovviamente tra questi non tutti perseguono gli stessi obiettivi e
spesso ci sono lotte e attriti tra le diverse lobbies. Io lavoravo per
l’Associazione Europea del commercio equo e dopo un anno ho visto che questa
associazione non ha alcun potere, prende soldi dalla Commissione e vive solo
per se stessa, in modo autoreferenziale. Anche loro sono complici, il lobbying
è per tutti, anche loro sono lì. Abbiamo un’ideologia dominante, Gramsci lo
dimostrava bene negli anni ‘30. Ci sono lobbies che lavorano con i politici e
questi appoggiano le loro idee. È necessario che siano gruppi che lavorino per
una contro egemonia, ma oggi a Brussels non ci sono le forze per farlo. Diciamo
da 10 anni che un altro mondo sia possibile. ma non ci sono teorie
sufficientemente forti per convincere tutti”.
Una domanda più personale. Spesso chi porta alla
luce verità scomode è soggetto a ritorsioni più o meno dirette. Lei ha subito
intimidazioni prima, dopo o durante la realizzazione del documentario?
“No, francamente noi
siamo stati decisamente liberi di girare il film. Anche il mondo del business
ha partecipato. Non è un film di Michael Moore e questo non è un film contro le
lobbies, ma sulle lobbies. Ci sono due punti di vista, gli stessi affaristi
hanno sottolineato il fatto che si tratti di un film onesto e non di una
propaganda a favore delle Ong”.
Allora come mai questo film non è mai stato
proiettato in italia?
“Noi siamo piccoli
produttori e non abbiamo la forza per andare in tutta Europa. In secondo luogo
la tv italiana è poco interessata a mostrare documentari del genere, solo Rai3
ne manda in onda 10 o 15 all’anno. Oltretutto in Italia si è interessati
maggiormente ad altre tematiche, soprattutto al lato umano, mentre il nostro è
un film politico. Stesso motivo per cui molti Festival non si sono mostrati
interessati al nostro lavoro”.